Q U A R A N T E N A

Che valore diamo realmente alle nostre ore? Ai giorni che consumiamo tra il traffico immutabile e le rapide chiamate ai numeri fissi? Alle corse contro il ritardo quotidiano e il caffè bollente della mattina? Pensateci bene, analizzate la vostra routine e riflettete sulle scelte di vita apportate sinora. Perché basta poco per cambiare le abitudini, a volte anche solo un istante, una parola, un'ordinanza, un momento. Noi, spettatori di una scena triste e sconvolgente, ci arrestiamo di fronte alla verità. Il tempo si ferma e ci trascina senza chiedere permesso, il silenzio ci cattura come ostaggi e travolge la nostra quiete. Ogni cosa viene stravolta, ribaltata e riorganizzata in base alle priorità. La gente muore e siamo tutti protagonisti di una grande guerra. Ci hanno chiesto di utilizzare poche armi: la pazienza, l'educazione, il buon senso e il rispetto. Ci hanno detto che queste piccole e fondamentali regole, ci avrebbero condotto al confine del tunnel, pronti per saltare nel vuoto e vedere la luce. Non ci resta che armarci di coraggio e responsabilità per rendere giustizia alle vittime di una bomba sanitaria, che ha segnato un'epoca e ha scritto la storia.

E' così che la primavera si trasforma in un freddo ricordo, dove le pareti di casa crollano come pesanti macigni e ci ricordano la pesantezza degli spazi. Angoli che assaporiamo giorno dopo giorno fino a respirarne la polvere, letti di spine che ci abbracciano, finestre che ci confondono. Le mattine sono troppo brevi e le sere infinite, il tempo non si ammazza. Proprio quel tempo che rincorriamo ogni giorno, tra lavoro, casa, amici e famiglia, improvvisamente si estende come parole di un poeta su una pagina bianca. E quando a tratti ci sembra eterno e smisurato, capiamo che non basta, che è troppo poco per i guerrieri delle stanze oscure, e che se questi potessero ne ruberebbero un po' del nostro, di tempo. Investito così male, sprecato, lasciato in sospeso, tra volontà e pigrizia, tra risentimento e orgoglio.
Come detenuti viaggiamo aldilà delle mura per rincorrere il tesoro di questa vita, la libertà, e assaporarne il ritorno con dolcezza e piacere. Chissà come sarà perdersi dentro un abbraccio, farsi spettinare dal vento, essere accarezzati dal calore del sole, ritrovarsi, guardarsi e toccarsi.
A tutti coloro che hanno dato l'ultimo saluto
a uno sconosciuto con un camice bianco, che non hanno avuto una degna sepoltura
e la possibilità di essere accompagnati in questo buio viaggio dai loro cari. A
quei corpi che non sono stati accolti da una cerimonia e dall'affetto della
famiglia, da una preghiera e da un coro di lacrime straziante. C'è stato solo
il silenzio assordante a incombere dentro le stanze dei condannati. E poi ci
sono loro, i nostri eroi, coloro che di armi ne hanno a volontà e che di
coraggio e pazienza ne hanno pieni gli occhi, come di dolore e stanchezza. Infermieri, medici, personale
sanitario e tutti quelli che si battono in prima linea per annientare il male.
A loro va un semplice grande applauso, le parole sarebbero riduttive, prive di
significato e senza racconto di fronte alla gratitudine che hanno guadagnato.


E quante cose saremo in grado di affrontare, come i sensi di colpa, le frasi lasciate a metà, i baci ad occhi chiusi, desiderati e mai dati, i pianti soffocati, i ti voglio bene rimasti indietro, gli sguardi incompiuti, le urla stonate nel cuore della notte, gli appuntamenti rifiutati, la paura di voltarsi e di migliorarsi.
Chissà come sarà ricondurre la normalità, se così si potrà definire. Tornare al mare, ad amare, con i piedi nudi che scivolano tra la sabbia. Ritrovare nostra madre e stringerla forte, sentire il cuore esplodere dall'emozione. Senza parole, con i respiri che si abbandonano alle nostre lacrime amare, e noi che gettiamo via ogni freno, ogni preconcetto e restrizione. Noi che la distanza l'abbiamo ascoltata con attenzione, senza fare rumore e ne abbiamo tratto consiglio e disciplina. Noi che siamo qui, vivi, in salute, con la nostra famiglia...
Tutto quello che conta...
A tutti i vinti e agli eroi, Grazie.
Autore: Federica Portoghese