Il potere del corpo

28.01.2020

Ho bisogno di salvarmi, dal rumore e dal forte vento. Cerco un riparo, non so ancora sotto quale stella, ma io non guardo indietro, corro. Ho bisogno di correre, di allontanarmi, in mezzo al vuoto e al silenzio. Via da queste luci, dai troppi sguardi premurosi, dalle carezze fatte male, dal cuore veloce, dalle canzoni lente, dai viaggi prenotati e mai fatti. Fuggo dentro gli abissi, nel nero più profondo fino a chiudere gli occhi e scorgere, di nuovo, il tuo profilo. Le casse vibrano, la gente sembra fottersene dei gradini che inciampi, ti scivola addosso e ti lascia un senso di abbandono. Nel mentre ti cerco, ti cerco così freneticamente, senza darmi il tempo di una pausa, di un respiro. Tutti saltano, ballano e mi impediscono di fare chiarezza tra la massa e disegnare le immagini nella mia mente. Eccoti! Fermo, ferma, un istante e il ghiaccio tra le pareti, il battito diventa assordante e i miei occhi beh quelli urlano, ti seguono e affogano in te. Perché entrambi conosciamo a memoria il finale di questa triste rincorsa. Tutto tace, i miei passi verso i tuoi, ancora la gente che mi calpesta e la musica che riprende il suo tempo. E' ora, è presente, si, siamo noi, di nuovo qui, insieme, dentro una scatola piena di rumore. Ci sfioriamo e ci abbracciamo, così intensamente che i miei vestiti si fondono con i suoi e il mio corpo non ne vuole sapere della distanza.

 Ti odio e mi faccio cullare da un altro inganno, dall'ennesima bugia di un istante destinato a finire, dal profumo che emani e che si sparge, senza sosta, sulla mia pelle come fosse droga. Si ci ricasco, e non mi meraviglio, l'ho capito ancora prima di avere le forze di cercarlo. Sbam, di nuovo, occhi dentro occhi e poi la fine. Non lo definirei un bacio, ma più una raccolta di foto porno a incastro, due desideri che prendono fuoco, le mie mani tra i suoi capelli, le sue a raccontarmi, tra la pelle liscia e nuda, la sua infinita voglia. Ogni volta è esattamente così, un forte grido, dal sapore celebrare, cattivo, egoista, peccatore e dannato. Una maledizione che mi costringe a non stare sola da un anno e mezzo. Curarmi da te è un male a un cui non riesco a dar voce e ad ascoltare. Ma ora baciami, non smettere, continua a volermi, non scappare, aggrappati a me e non voltarti. Viviamoci ogni secondo, ogni fremito interno e ogni pensiero sporco. Perché poi domani sarà di nuovo il niente, io che mi trascino tra le ore del giorno, con il tuo odore, e la tua indifferenza. Dio quanto sono cara a questa parola, proprio come se non ci fossimo mai scontrati in questa vita, come se il suono della mia voce non ti toccasse, come se la mia immagine con o senza vestiti, non ti riguardasse. Tutto così inutile, sprecato, buttato al passato. Ma come si fa ad assaporare il corpo di una persona senza restarne assuefatto, farlo tuo per ore, nuotare nel suo sudore, annientare ogni concetto di proibito e pregare affinché duri in eterno, per poi risvegliarsi in una nuova alba fatta di colori e suoni estranei?


    

Non ci ho capito proprio niente di questa vita, tantomeno di questa ossessione, fatta di lingue che si cercano, labbra che si mordono e corpi che si mescolano. Ho dato a lui più di quanto lui abbia concesso a me, anche quando ridevamo come matti e ci lasciavamo sulla schiena pericolosi graffi. Lui che mi ha sempre guardato come un ladro consapevole delle sue capacità, lui che senza colpa ha dirottato la mia anima e il mio buon senso, lui che ha preferito il divertimento, il piacere e il godimento, a me.

Per quanto durerà questo inganno debole e povero? La risposta la so, è dentro di me, devo solo trovare il coraggio di prendere coscienza dei miei limiti e concedermi gli sbagli. Gli errori di percorso, di selezione, di frequentazione, di attimi effimeri e invani visti come brillanti, occhi fraintesi e parole grandi che si rivelano incapaci di concretizzarsi. Una costante delusione che mi trascino dai tempi del primo amore, delusione nei confronti del mio io più intimo, della donna che guardo ogni giorno allo specchio, tanto forte e determinata quanto fragile e piccola. Non chiedere, non pretendere, non opporti ai rifiuti, lascia spazio alla verità, aspetta, attendi l'occasione giusta. Perché sarà la tua serenità a parlarti e ad accompagnarti, le tue sensazioni, niente più vuoti d'aria, respiri interrotti e pugni allo stomaco, niente più menzogne e sesso gratuito, nessun sentimento in omaggio.

Si, ho deciso, da oggi voglio volermi bene un po' di più. Non è mai tardi per iniziare. Non mi voglio accontentare del tuo tempo, sempre così poco e mal distribuito, dei tuoi messaggi che si dilazionano tra di loro a distanza di giorni, delle tue scuse quasi convincenti e che, paradossalmente, fanno sempre breccia nella mia ragione. Non voglio averti solo sul mio letto, ma alla luce del sole anche nella quotidianità più noiosa, non voglio più sentirmi in competizione, con altre, tante altre. Non voglio avere il presentimento che quel tempo che togli a me lo dedichi ad altri baci e sorrisi, perché mi fa male e mi fa perdere l'orientamento e la terra sotto i piedi.

Oggi voglio iniziare a stare bene, me lo devo. E inizierò proprio da te. Ho deciso che anche se le nostre strade si dovessero incrociare al prossimo club, la mia mente sarà lucida quanto il cuore e i miei occhi non si perderanno più dietro al tuo sguardo.

Ciao P.

Grazie per avermi dato lo schiaffo di cui avevo bisogno, te ne sarò eternamente grata.

Fede

Autore Federica Portoghese     

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